
BERLUSCONI: SALTA IL NUOVO PARTITO, IL PDL SARA' UNA RETE
Se ci fosse stato ancora 'Giovannino' Guareschi avrebbe sicuramente scritto, di fronte al nuovo annuncio di Silvio Berlusconi che Fi non si scioglie piu' nel Pdl, parafrasando il suo celebre 'contrordine compagni!', il piu' moderno 'contrordine azzurri!'. Oggi, infatti, l'ex premier, a distanza di dieci giorni dal clamoroso annuncio milanese di Piazza San Babila della nascita del nuovo partito dalle ceneri di Fi e con la confluenza dei moderati e dei liberali del centrodestra, ha riunito lo Stato maggiore del suo partito ed ha comunicato un nuovo cambio di direzione. Viste le difficolta' ad unire in un solo partito le varie sigle della vecchia Cdl (An, Udc e Lega avevano subito detto di no, mentre interesse era stato dimostrato, ma solo in veste di alleati, da 'La Destra', dal Pri, dalla Dca ed altre formazioni minori), per problemi di simboli, identita' politiche e finanziamenti pubblici, e considerato che anche dentro Fi erano cresciuti i malumori per la cancellazione del partito, Berlusconi ha ripiegato su una nuova formulazione ed articolazione del Pdl: non piu' un unico partito, ma una 'rete' di partiti; un vero e proprio network politico che potrebbe dare vita ad una federazione. Questa scelta e' stata probabilmente motivata anche dall'annuncio della Corte di Cassazione del superamento del quorum di firme richiesto per l'indizione del referendum elettorale e della validita' dei tre quesiti rivolti agli elettori. Berlusconi, infatti, e non solo lui, non sembra ritenere possibile un accordo sulla legge elettorale vista la divisione delle forze politiche sui vari modelli di riforma (tedesco, tedesco-spagnolo, leggi elettorali regionale e per gli enti locali) e quindi si prepara alla consultazione referendaria che sara' indetta dal governo se la Corte costituzionale (la sua decisione e' attesa per meta' del prossimo gennaio) riterra' ammissibile il referendum.
Se, come molti elementi portano a ritenere, il referendum, che dovrebbe svolgersi tra il 15 aprile ed il 15 giugno del prossimo anno (a meno di elezioni anticipate o di sentenza contraria della Consulta), superera' il quorum del 50%+1 dei voti e vinceranno i 'si', le prossime elezioni premieranno la formazione politica che ha ottenuto piu' voti. Da qui, anche, l'idea della federazione che, raggruppando in un'unica lista Fi e partiti minori, potrebbe vincere da sola le politiche e, forse governare senza dover ricorrere ad An, Lega Nord e Udc.
Ma la federazione - come ha detto di sperare lo stesso Berlusconi - potrebbe vedere l'adesione anche dei tre alleati 'storici' e piu' forti, soprattutto in caso di elezioni politiche gia' nel prossimo anno se la maggioranza di governo dovesse implodere e provocare una crisi di governo che potrebbe portare al voto anticipato. In questo caso, la 'Casa della liberta'' demolita dalle polemiche di questi giorni, potrebbe rinascere sotto il nome de 'Il popolo della liberta''. Dalla Cdl, quindi, si passerebbe al Pdl. Certo e' che, in questo caso, Berlusconi non potra' piu' essere il 'dominus' della coalizione, ma un 'primus inter pares' con Bossi, Casini e Fini.
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