venerdì 19 settembre 2008

articolo sulla nuova scintilla di questa settimana

Mi permetto di riportare la lettera del Vescovo con la prefazione del direttore di Nuova Scintilla Don Vincenzo Tosello.
ciao a tutti

Premessa del direttore di Nuova Scintilla Don Vincenzo Tosello

Pubblichiamo di seguito la Nota del Vescovo Angelo sulle recenti vicende che hanno coinvolto un sacerdote diocesano. Al di là dell’episodio in sé, su cui si esprime il pastore offrendo alle nostre comunità ecclesiali e civili la linea più equilibrata per affrontarlo, non possiamo comunque esimerci dallo stigmatizzare anche pubblicamente su queste colonne – e sappiamo di interpretare il pensiero di molti, se non di tutti – il modo con cui sono stati presentati gli avvenimenti sulla stampa locale e non solo. A scanso di equivoci, ci riferiamo soprattutto al quotidiano “Il Gazzettino” e al suo corrispondente che ha lanciato per primo la notizia in modo del tutto irriguardoso (e con non poche inesattezze), dando la stura ad una sorta di indegno sciacallaggio che si è abbattuto sulla persona e, in certa misura, sulla chiesa diocesana. Lo stesso giornale si è poi prodotto per tre giorni di fila in una serie di assurdi titoloni a tutta pagina, evocando persino i “corsi di rieducazione” (emettendo insieme sentenza, condanna e pena), e dando spazio ad un’inopportuna intervista a monsignori d’altra diocesi, salvo per altro evidenziare esso stesso l’utilità, in questi casi, del silenzio, che esso non ha minimamente osservato. Ci auguriamo che la parola chiarificatrice del Vescovo valga a rasserenare gli animi e che l’atteggiamento della stampa sia sempre più rispettoso dei fatti e soprattutto delle persone. (V. T.)
Anche per i sacerdoti chiarezza e carità

Nei giorni scorsi siamo venuti a conoscenza di un fatto grave, che sarebbe stato compiuto da un nostro sacerdote, e al quale si è data straordinaria pubblicità. Sappiamo che i mezzi di informazione, pur così utili e importanti, non sono esenti da rischi. Infatti per la fretta di offrire notizie o per insufficienza di dati, a volte le cose vengono presentate in modo incompleto e anche inesatto. Talora poi, con il metodo dell’inchiesta, si mettono avanti pareri personali, anche contraddittori, che nella gente possono fare opinione o confusione. Precisato questo, è doveroso ricordare che nella misura in cui quel fatto riportato risponde a verità, si tratta di offesa prima di tutto a Dio, e poi a una famiglia, a chi l’ha compiuto, al presbiterio e all’intera comunità ecclesiale. Anche in questo caso però, come in altri, vale per noi l’ammonimento di Gesù: “Non giudicate, per non essere giudicati” (Mt 7,1). Solo Dio conosce tutto, anche la mente e il cuore, dove si incrociano libertà e responsabilità. C’è una fragilità, e quindi una possibilità di peccare, che ci riguarda tutti. Il sacerdozio e la vita religiosa offrono molti aiuti alla fedeltà; ma non assicurano da debolezze, non garantiscono da colpe, non rendono impeccabili. D’altra parte, pur essendo grande la responsabilità di un sacerdote, che dovrebbe essere sempre per gli altri esempio e guida, non dobbiamo dimenticare che, a fronte di molti che per fortuna sostengono il prete, non mancano persone che direttamente o indirettamente lo sospingono a mancare. Anche di queste eventuali complicità un giudizio retto dovrebbe tenere conto. Se la debolezza ci accomuna, siamo certi però che c’è per tutti anche la misericordia e quindi il perdono di Dio: con la possibilità di ripartire per una vita nuova mediante la conversione sincera. La fede e anche l’esperienza ci insegnano che il Signore può servirsi anche dei nostri sbagli e fallimenti per renderci umili, e quindi strumenti adatti nelle sue mani. Di fronte alla eventuale debolezza e incoerenza di qualcuno, sarebbe ingiusto dimenticare la fedeltà, l’impegno di santità e la dedizione di tanti e tanti altri: veri testimoni di Dio, con la parola e con la vita. Essi, lo sappiamo, non fanno notizia. Così pure, di fronte a degli sbagli anche gravi, non si dovrebbe dimenticare il bene in precedenza compiuto, che a volte è davvero grande e prezioso. La stima e la riconoscenza aiutano a dare anche in futuro il meglio di sé. Se abbiamo uno sguardo di fede, ci accorgiamo che anche nei fatti negativi c’è per noi un invito, quasi una chiamata. I preti hanno il dovere di pregare per il popolo; ma anche le comunità cristiane, più che lasciarsi andare a lamenti, critiche o scoraggiamento, dovrebbero pregare molto per i propri preti, amarli e sostenerli con fattiva collaborazione, in modo che non si sentano mai né soli né scoraggiati. Certa cultura di oggi, anche attraverso i mass media, tende ad “abbassare” il sacerdote e, in nome della cosiddetta comprensione, invoca per lui la possibilità di sposarsi; salvo poi, quando sbaglia, colpirlo e gridare allo scandalo. Noi sappiamo che è a Gesù e alla Chiesa che dobbiamo chiedere come deve essere il prete, il pastore d’anime, l’apostolo di oggi. E comunque anche il buon senso e l’esperienza insegnano che non è abbassando le montagne che si avranno scalatori più bravi e numerosi. Può darsi che il Signore, Lui che sa trarre il bene anche dal male, permetta certi fatti che ci fanno anche soffrire, per provocare un sussulto di generosità, una risposta coraggiosa e radicale nel cuore dei giovani, e non solo di loro. +
Vescovo Angelo

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